Roma: la sperimentazione con il robot per donare
Per la prima volta questo robot volta sbarca in Italia, nel Policlinico Universitario del Campus Bio-Medico, per una demo che lo ha visto impegnato nei vari compiti di supporto al personale di accoglienza ‘in carne ed ossà presente nella hall. E che ha conquistato tutti. Ma soprattutto, spiega l’ingegner Fabrizio Taffoni, “è servito per analizzare l’impatto del robot sulle persone nel particolare contesto ospedaliero”.
Dopo la gradita sorpresa, c’è un attimo di perplessità e timidezza di fronte a questa umanoide che chiede di seguirla fino alla sala del centro trasfusionale, qualora il paziente decidesse di accettare il suo invito. “E’ solo una dimostrazione”, ci comunica il personale del Campus, “per invogliare i pazienti a visitare la sala trasfusioni, dando loro maggiori informazioni su come e quando poter donare il sangue. Abbiamo immaginato che un atto importante ma impegnativo come questo, sarebbe stato meno sofferto e meglio percepito dal paziente a contatto con un umanoide”. E infatti, detto fatto: “è sicuramente più divertente e meno formale che avere a che a fare con un dottore in carne ed ossa”, hanno convenuto in molti, che superata l’impasse, si sono posizionati uno alla volta alle spalle del robot e lo hanno seguito, raggiungendo obiettivo e destinazione.
Reem ha tre telecamere. Due sono posizionate al posto degli occhi attraverso le quali inquadra le persone e da quel momento le riconosce, imparando immediatamente il loro nome. La terza è posizionata sul retro superiore ed ha uno scopo preciso: non perdere mai di vista la persona che sta accompagnando. Il robot, come già accennato, fa posizionare il possibile paziente dietro di lui e avanza a seconda dell’andamento di quest’ultimo, fermandosi (perché è dotato di speciali sensori) e aspettando qualora ci fosse qualche imprevisto. “E’ del tutto autonomo”, continua Taffoni. “Dopo avergli mostrato la mappa del luogo in cui si trova, ricostruisce perfettamente lo spazio attraverso una particolare tecnica chiamata slaam, utilizzata in computer grafica”.
Pal, l’azienda che ha creato il robot, è la compagnia spagnola con sede a Barcellona dedicata alla ricerca e allo sviluppo di robot umanoidi. E’ stata la prima azienda europea a sviluppare robot dotati di gambe. Ed ora sono arrivati a far nascere l’esemplare C di Reem (Reem-C, appunto) realizzato con tecnologia avanzatissima. Il costo? “Circa 300 mila euro- racconta Jonathan Gonzalez, coordinatore eventi della compagnia spagnola- la metà se si volesse acquistare il prototipo utilizzato per la demo romana.
Luciano Franchi, presidente di Avis Toscana, letta la notizia la commenta così:” il valore del rapporto con il donatore, l’importanza della testimonianza, della vicinanza e dell’esempio rendono fondamentale il lavoro di associazioni come Avis.
Siamo favorevoli alle innovazioni tecnologiche, ai progressi della tecnica ma, allo stesso tempo, siamo consapevoli che la donazione volontaria, anonima, gratuita, periodica e consapevole ha bisogno di un percorso di costruzione di valori e di condivisione di valori etici che non potrà mai essere affidato ad una macchina per quanto evoluta e sofisticata e dalle sembianze umane.”