GLI “ESODATI DEL SANGUE” RISCHIANO DI DOVER RIMANDARE LA PENSIONE
Per la normativa i giorni di permesso per le donazioni verranno decurtati nel conteggio finale L’Avis: «È un colpo alla nostra attività, anche se Bruxelles potrebbe considerarli aiuti di Stato»
Sono già stati ribattezzati “gli esodati del sangue”, quelli che hanno donato regolarmente ottenendo ogni volta la giornata di lavoro pagata e di permesso dal lavoro. E che adesso tremano all’idea che questo gesto così socialmente corretto possa ritorcersi loro contro quando arriverà il momento di andare in pensione. Già, perché all’interno della tanto discussa e criticata legge Fornero, c’è proprio una parte dedicata ai donatori di sangue che dovranno aspettare prima di smettere di lavorare per recuperare i giorni in cui sono rimasti a casa per le donazioni. Una norma poco conosciuta che ha già inciso sulla riduzione di persone donatrici di sangue.
Il colmo del donatore. «Si tratta dell’ennesimo problema legato a questo delicato ambito della vita di ciascuno di noi ed è il colmo che si vadano a colpire proprio quelle persone che, durante la loro vita, hanno fatto qualcosa di così concreto e importante per gli altri. Oltre tutto è una norma retroattiva ». Giovanni Belfiore è molto arrabbiato rispetto a questa vicenda. D’altra parte è il presidente della sezione livornese di Avis e ogni giorno si trova a combattere contro il calo di sangue donato. E ora che si sta divulgando questa anomalia normativa ha un ulteriore ostacolo per gestire una situazione non facile.
Sangue da studenti e stranieri. «Abbiamo 8mila iscritti – spiega – e raggiungiamo tra le diecimila e le llmila donazioni all’anno. Il calo generale è sensibile ed evidente: si aggira sulle 100 unità, anche se, per quanto ci riguarda, riusciamo a contenere la diminuzione trovando donatori tra giovani studenti ed extracomunitari. Ma è chiaro che decisioni di questo genere non ci aiutano per niente a mantenere insieme la nostra rete di persone disposte a impiegare qualche ora per aiutare il prossimo».
I vampiri di Roma. In molti hanno visto nel Governo guidato da Mario Monti l’esecutivo pronto a succhiare il sangue agli italiani pur di mantenere in sesto i conti dell’Italia e fare bella figura con Bruxelles. In questo caso, però, sembra davvero una esagerazione che colpisce trasversalmente vari strati della società, uniti dalla possibilità di ottenere il permesso dal lavoro nel giorno della donazione. Una decisione che mina ulteriormente l’accesso alle donazioni di sangue. «Nel tempo ottenere i permessi per andare al centro trasfusionale è diventato sempre più difficile – prosegue Belfiore – specie per i dipendenti delle grandi aziende. Prima il nostro zoccolo duro era caratterizzato dai lavoratori delll’Atl, del Porto e delle aziende municipalizzate. Ora vediamo che anche loro hanno problemi a ottenere l’ok ad assentarsi dal lavoro per donare sangue». In questi casi c’è chi storce il naso
rispetto al sospetto che ci sia qualcuno che sfrutti i permessi per allungare il weekend, donando spesso il sangue di lunedì o di venerdì. E’ indubbio che, nei grandi numeri, il rischio ci sia. Ma è altrettanto palese che la donazione sia un’ attività fondamentale.
I costi e gli aiuti di Stato . «Il calo di donazioni – riprende Belfiore – incide sia sull’attività degli ospedali e di tutta la filiera ematica. Ed è gestito a compensazione, nel senso che viene inviato dove manca. E se la Toscana non ne ha a sufficienza deve andarlo a prendere in altre regioni. E i costi, in questo caso, aumentano notevolmente ». Soldi, soldi soldi, è sempre una questione economica e anche questo caso non fa specie. La legge Fornero era stata fatta per recuperare denaro, ma l’argomento rischia di trovare una cassa di risonanza più ampia, visto che se ne sta discutendo a Bruxelles. «I permessi per l’astensione dal lavoro in caso di donazione di sangue – dice ancora il presidente di Avis – esistono in soli due Paesi, l’Italia e la Grecia. All’Unione europea è in discussione un provvedimento, promosso da nazioni del nord come la Germania, che prevede l’abolizione di questo incentivo
per i donatori. E considerato aiuto di Stato e rischia di essere cancellato definitivamente.
Prima o poi dovremo affrontare questo aspetto e trovare le adeguate contromisure, perché il sangue serve a tutti ogni giorno. Non possiamo fare senza». Andreas Quirici
«Venite al centro trasfusionale»
«Venite a donare sangue». È l’appello del presidente di Avis Livorno, Giovanni Belfiore , che ne ha già fatti tanti di questo genere. Ma quando si tratta di argomenti di questo tipo
non sono mai abbastanza. « Il mio appello va specialmente a chi è già donatore – prosegue il presidente – perché è importante mantenere una base di persone che periodicamente si recano al centro trasfusionale per donare sangue. Con la nostra attività ogni anno riusciamo a trovare nuovi donatori, ma è il cosiddetto zoccolo duro che garantisce le quantità di sangue fondamentale per garantire rifornimento agli ospedali e ai pazienti».