Dal plasma dei guariti una speranza per i malati: le associazioni dei donatori della Toscana propongono un percorso alla Regione
Avis Regionale Toscana, Fratres Toscana e Anpas Donatori di Sangue Toscana: “Facciamo lo screening sui donatori”
05 aprile 2020
Stanno facendo notizia i percorsi sperimentali avviati in particolare in alcune delle zone rosse dell’epidemia Covid-19 della Lombardia per curare il virus tramite il plasma iperimmune di donatori guariti e che quindi lo abbiano contratto e sviluppato gli anticorpi.
Le associazioni toscane dei donatori di sangue e plasma –Avis Regionale Toscana, Fratres Toscana e Anpas Donatori di Sangue Toscana- hanno scritto nei giorni scorsi una lettera al presidente della Regione Enrico Rossi e all’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi. La richiesta è quella di intraprendere un confronto e verificare la possibilità di un’azione specifica sui donatori di sangue e plasma nell’ambito della strategia di screening a tappeto annunciata dalla Regione con l’obiettivo di far emergere i positivi asintomatici su una popolazione sana che volontariamente si sottoponga al test.
In questo modo disporre immediatamente di una mappatura attendibile di soggetti idonei alla donazione di plasma ad uso clinico, nel caso fosse confermata l’efficacia dell’impiego di immunoglobuline specifiche da plasma di soggetti che hanno sviluppato anticorpi al virus.
Le associazioni hanno confermato la loro disponibilità nei confronti del sistema sanitario e della comunità, per contribuire alla realizzazione della ricerca, offrendo un sostegno di tipo organizzativo, informativo e comunicativo necessario all’avvio di una rilevazione proprio sui donatori di sangue e plasma della regione.
Già a livello nazionale è in programma un confronto fra il Civis –il coordinamento delle associazioni della donazione- e il Centro Nazionale Sangue per verificare la fattibilità di tali percorsi. Lo stesso presidente di Avis Nazionale Gianpietro Briola -che ricopre il ruolo di coordinatore del Civis, è in prima linea per portare queste proposte nelle sedi istituzionali opportune.
Un progetto sperimentale in corso in particolare al Policlinico San Matteo di Pavia prevede che, grazie alla procedura di plasmaferesi, il plasma venga prelevato da persone la cui guarigione dal Coronavirus sia stata accertata da due tamponi con esito negativo effettuati nei due giorni successivi alla donazione.
Il motivo del prelievo è dato dagli anticorpi che i pazienti in questione hanno sviluppato durante il periodo della malattia: una volta prelevato, il plasma viene infuso in quelli con sintomi, ricoverati in terapia intensiva.
Tre, da circa 250-300 ml, sono le trasfusioni di plasma a cui verranno sottoposti in cinque giorni.
Le associazioni ricordano inoltre l’importanza della donazione del plasma, fondamentale non solo per garantire nuove sperimentazioni, ma anche per assicurare produzione di farmaci salvavita per migliaia di pazienti.