PRESENTATO UN EMENDAMENTO: E IL GOVERNO PROVA A RIMEDIARE PER USCIRE DAL PASTICCIO
«Nella conversione del decreto Pa, il numero 101 del 2013, la prima commissione del Senato ha approvato un emendamento per includere nelle prestazioni di lavoro anche le giornate di donazione di sangue.
Inoltre ho dato parere favorevole alla Camera a un altro emendamento per estenderlo alle persone che si sono prese cura di disabili gravi». Così il ministro del lavoro,
Enrico Giovannini, rispondendo durante il question time di pochi giorni fa alla Camera dei Deputati proprio sul problema dei cosiddetti “esodati del sangue” che, secondo
la riforma Fornero, si sarebbero visti decurtare dal conteggio complessivo per la pensione i giorni di permesso dal lavoro ottenuti per le donazioni di sangue. Una situazione
che li avrebbe accomunati a chi si è preso cura di familiari disabili, durante la loro vita lavorativa, in base alla legge 104. Il ministro ha dato il via libera a un emendamento proposto
da parlamentari appartenenti a più schieramenti, ponendo le basi per una soluzione di un problema davvero stucchevole. Ma il fatto che dal Governo sia arrivato l’ok al cambiamento della
legge, non può far stare traquillo chi ha rischiato di dover aspettare prima di andare in pensione, dopo aver passato una vita a donare sangue.
L’Avis ha calcolato, infatti,che una persona che ha donato regolarmente sangue a pieno regime ha accumulato circa 160 giorni e avrebbe dovuto attendere dai sette ai nove
mesi in più rispetto al momento “naturale” del pensionamento.
«Entro qualche mese la situazione dovrebbe tornare alla normalità – ha spiegato il presidente di Avis Livorno, Giovanni Belfiore – ma se consideriamo l’instabilità politica italiana e che solo
pochi giorni fa il Governo ha rischiato di cadere, finché non il provvedimento non sarà ratificato non possiamo dormire sogni tranquilli».